Troppi debiti per i cittadini del capoluogo: ecco la nuova legge che permette di liberarsene
Latina - A Latina è stata risolta la prima procedura di composizione della crisi della provincia pontina

Sono in aumento anche in terra pontina (undici i procedimenti attualmente aperti presso il tribunale del capoluogo) i ricorsi al giudice per avvalersi della nuova procedura di composizione della crisi da sovra-indebitamento.
Si tratta della possibilità, per professionisti, imprenditori agricoli e consumatori, di attivare una procedura il cui fine è quello di liberarsi da tutti i debiti (che non dovranno per forza essere onorati in toto) contratti nel corso del tempo.
La legge, emanata nel 2012 ma resa operativa solo nel 2015, è stata applicata per la prima volta a Latina, poi per 6 volte a Roma, 3 a Velletri, una a Tivoli e una a Rieti. Nel capoluogo ciociaro il primo ricorso al giudice risale al 31 luglio 2015 e riguarda una delle procedure applicabili, quella della liquidazione totale del patrimonio del debitore, ancora non conclusa.
«Si tratta di una procedura molto complicata, in realtà di tre procedure applicabili - spiega l'avvocato Giulio Mazzaglia del foro di Latina il quale, insieme all'avvocato Daniele Marini, si è visto approvare la prima procedura di composizione della crisi nella provincia pontina -. Non si tratta di un regalo: ci si può trovare a dover mettere a disposizione tutto il proprio patrimonio».Cosa cambia rispetto al passato? «L'obiettivo finale delle procedure - spiega il dottor commercialista Gianluga Lega - è quello di arrivare all'esdebitazione di tutti i debiti. In soldoni vuol dire non essere più considerato debitore e quindi soggetto ad azioni esecutive».
Un percorso tortuoso quello della legge, promulgata nel 2012 ma divenuta operativa solo il 27 maggio 2015 con la pubblicazione del decreto ministeriale che stabilisce modalità e condizioni in base a cui gli organismi di conciliazione possono operare.
Poca, in realtà, anche la pubblicità data a questa nuova procedura, sostanzialmente portata alla luce solo grazie ai convegni organizzati da alcuni professionisti in giro per il Paese.
Una mancata diffusione dovuta principalmente a due ordini di motivi: il primo legato alla complessità della procedura e alla poca chiarezza del testo legislativo; la seconda ai suoi effetti.
I debitori infatti possono trovare un accordo non solo con altri privati ma anche con gli enti riscossori (prima di tutto Equitalia) e con le stesse amministrazioni pubbliche. Ma chi è che può ricorrere alle nuove procedure? «I soggetti non fallibili - spiega Mazzaglia - ossia imprenditori commerciali sotto la soglia dimensionale prevista dalla legge fallimentare, gli imprenditori individuali, quelli agricoli, le società semplici, il consumatore inteso come persona fisica che ha assunto obbligazioni esclusivamente per scopi estranei all'attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta, i professionisti, le associazioni, le fondazioni e le start up innovative».
Da chiarire è anche il concetto di sovaindebitamento: «Per la legge è il perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte, tale da comportare o la rilevante difficoltà di adempiere le proprie obbligazioni o la definitiva incapacità di adempiere regolarmente» sottolinea l'avvocato Mazzaglia.
Non si tratta ovviamente di un'amnistia: il debitore infatti deve produrre tutta la documentazione necessaria a ricostruire il suo patrimonio e l'eventuale piano di accordo con i creditori è tutto fuorché a suo favore. «Spesso ci si può anche ritrovare a dover vendere la casa di proprietà se questo risulta conveniente per i creditori - spiega l'avvocato Marini - nel nostro primo procedimento ad esempio la nostra assistita ha venduto la machina e concesso parte dello stipendio, al netto di quella somma ritenuta necessaria per una decorosa esistenza".
Andrea Lucidi